MDE e lo Studio Legale Calvetti battono Consap al Tribunale di Roma ed ottengono l’ammissione al FIR dei risparmiatori rigettati a causa degli errori sul reddito in fase di compilazione
Che il procedimento per ottenere il tanto agognato risarcimento FIR non fosse semplice era chiaro sin da subito. Certo non ci si poteva aspettare come due semplici domande crocettate potessero mettere in crisi migliaia di azionisti. Ci stiamo riferendo ovviamente ai requisiti reddito patrimoniali, necessari per accedere alla procedura forfettaria, ossia un iter semplificato rispetto alla procedura in arbitrato. La differenza sostanziale tra le due procedure può essere riassunta in poche parole: priorità nell’erogazione dell’indennizzo per le pratiche in procedura forfettaria e garanzia di ricevere il 100% del ristoro previsto senza dover dimostrare alcuna violazione massiva del TUF. Strada a conti fatti molto più rosea di quella prevista per le pratiche in arbitrato, le quali non solo sono finite in coda per l’erogazione del risarcimento, ma per cui bisogna inoltre dimostrare con documenti bancari e certificazioni varie le violazioni massive (sempre che ce ne siano state);
La vicenda:
I requisiti reddito patrimoniali per accedere alla procedura forfettaria erano di fatto due: occorreva avere un reddito IRPEF nel 2018 inferiore ai 35000€ lordi o un patrimonio mobiliare al 31/12/2018 inferiore ai 100000€. Se una delle due ipotesi era verificata ne era garantita la procedura in forfettario. Due requisiti semplici quanto complicati allo stesso momento, si presuppone infatti che pochi siano effettivamente gli aventi diritto che abbiano appositamente mentito. La stragrande maggioranza ha compilato il questionario dei requisiti senza nemmeno porre particolare attenzione sulle crocette da segnare: tra chi ha confuso il patrimonio mobiliare con quello immobiliare, chi ha confuso il reddito netto con il reddito lordo, chi non ha considerato tutte le entrate in possesso o tutti gli strumenti finanziari facenti parte del reddito mobiliare, chi ha verificato solo il saldo del conto corrente principalmente utilizzato senza verificare di averne altri intestati o cointestati. Il risultato, come previsto, è stato un massiccio rigetto da parte di Consap di migliaia di pratiche.
La sentenza al ricorso:
Il Movimento Diritti Europei e lo studio legale Calvetti si sono sin da subito adoperati per cercare di risolvere la situazione, raccogliendo il malcontento dei propri assistiti che si sono visti negare un piccolo sospiro di sollievo dopo capitali investiti nelle banche popolari e inevitabilmente persi. Non avendo ricevuto in merito alcuna risposta direttamente da Consap, la quale ha ignorato completamente la vicenda e le molteplici richieste inviate, è stato presentato un ricorso contro Consap stessa presso il Tribunale di Roma per garantire, in merito ai principi di equità e di parità di trattamento per tutti gli azionisti già truffati dalle banche, il passaggio dalla procedura in forfettario alla procedura in arbitrato. Il 20/04/2022 il giudice ha accolto la nostra richiesta, sentenziando che “Visti gli artt. 700 c.p.c. e seguenti; alla luce del legittimo rigetto delle istanze presentate dai ricorrenti risparmiatori da parte di Consap spa, in relazione alla già esperita “procedura forfettaria” di indennizzo, dispone: A) la traslazione dell’istanza già presentata nel canale del cd. “procedimento forfettario” a quello relativo alle violazioni massive del T.U.F.(regime ordinario), impregiudicata ogni valutazione di merito circa l’accoglimento della domanda stessa;”
Conclusioni:
Si attendono ora notizie da parte di Consap sulle modalità di integrazione di tutte le pratiche che sono state precedentemente rigettate. Per dimostrare le violazioni massive del TUF infatti, è necessario fare una richiesta documentale ufficiale ad Intesa, per ricevere tempestivamente tutto il necessario. Richiesta che non può essere fatta senza scaricare dal portale FIR l’apposita domanda di integrazione. Consap riaprirà il portale per permetterci di scaricare la domanda? Riuscirà a farlo in tempi brevi? La commissione tecnica è garantita sino a fine luglio 2022 e i tempi tecnici sono abbastanza stretti. Se non si riuscisse a ottenere la domanda di integrazione occorre fare una richiesta generica per la quale Intesa si riserva di 90 giorni anziché 60 per produrre il necessario, senza considerare il fatto che addebiterebbe ulteriori spese per la produzione documentale all’avente diritto.
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