Obbligazionisti BPVi “convertiti” in azionisti il 25-10-2014, Zanettin: “approvato mio odg per indennizzarli al 95%”

28.06.2019

Tra le proposte del deputato vicentino di Forza Italia, l’avv. Pierantonio Zanettin, spiccava quella sull’equiparazione agli obbligazionisti, oggi indennizzati al 95% di quanto pagato, di chi si è trovato azionista della Banca Popolare di Vicenza in una notte, quella del 25 ottobre 2014 (qui il nostro articolo del 26 ottobre 2014), quando la BPVi, a differenza di Veneto Banca che in Europa confermò i suoi fondamentali come migliori di quelli vicentini a dispetto delle indicazioni romane, non superò lo stress test della BCE.

La banca di via Btg. Framarin, infatti, fu costretta, e an ciò “autorizzata” da un sistema nazionale da sempre compiacente con Gianni Zonin, a un escamotage per evitare la bocciaturaconvertire in azioni in anticipo sulla scadenza del 2018 ben 253 milioni di bond convertibili.

Oggi cosa è successo, on. Zanettin, dopo il suo intervento di ieri 20 giugno ricco di numeri, provenienti da VicenzaPiù.com, in cui insisteva sulla sua richiesta?

Il governo ha dato parere favorevole all’ordine del giorno a mia prima firma per garantire ai titolari delle obbligazioni subordinate 2013/2018 della Banca Popolare di Vicenza, convertite in azioni, la notte del 25 ottobre 2014, un indennizzo nella misura del 95 per cento come per gli obbligazionisti rimasti tali (in questo caso l’80% arriva dal Fondo interbancario e il 15% nell’ambito della legge sul FIR, ndr). Si tratta di una misura di assoluta equità, dal momento che la conversione è avvenuta in anticipo sulla scadenza, senza il consenso degli interessati, nella notte, in cui l’istituto di credito berico, sottoposto a stress test dalla BCE, è stato costretto, in tutta fretta, ad aumentare il proprio patrimonio.

E quindi, se l’odg diventerà legge, cosa succederà a quegli obbligazionisti “convertiti” anzitempo?

Per effetto di tale conversione gli obbligazionisti sono diventati azionisti, e come tali, ad oggi possono contare su un Indennizzo solo al 30% e fino a un tetto di 100.000 euro.
Abbiamo chiesto di sanare questa grave sperequazione ed il Governo, accogliendo il nostro ordine del giorno, ha dato un segnale assolutamente positivo.

Ma non ci saranno obiezioni sui costi di questo provvedimento?

La misura ha un costo che reputo assolutamente sostenibile, pari a circa 160 milioni (al 30% già conteggiato per gli azionisti va aggiunto il 65% aggiuntivo di questo Odg, ndr) da porre a carico del Fondo Indennizzo Risparmiatori, che allo stato presenta una capienza più che adeguata come, grazie anche ai vostri conteggi e alle mie verifiche con esperti, ho dimostrato ieri nel mio intervento alla Camera in sede di discussione sul Dl Crescita.

Ecco, quindi, una buona notizia ancora da concretizzare da parte di un governo che è stato spesso ondivago ma che incoraggia a proseguire anche in altre battaglie: in primis quella per far crescere la quota di indennizzo del 30% vista la più che probabile capienza residua del FIR e poiché, se, come attesta in premessa la sua legge istitutiva, c’è stata violazione massiva delle norme sul risparmio a danno dei soci da parte della banca e del sistema, non si vede come sia sostenibile un indennizzo solo del 30% e non totale di quanto così estorto ai risparmiatori

Tanto più che i fondi dormienti, disponibili per indennizzare per definizione i reati finanziari, crescono ogni anno di centinaia di milioni, non sono soldi provenienti da tassazioni e non incidono sul rapporto deficit/pil su cui l’Europa potrebbe obiettare.

Cosa serve, quindi, per non ammainare le bandiere dell’equità e della difesa del risparmio tutelato dall’articolo 47 della Costituzione accontentandosi delle briciole ammannite di devianti parole di circostanza?

È indispensabile che le associazioni, quelle che veramente si (pre)occupano dei risparmiatori, passato il provvedimento per il FIR, si ricompattino e cerchino sponde in settori del Parlamento di qualunque area purché ancora sensibili ai valori di equità e non schiavi delle logiche dei “premi pulsanti a comando”.

Un esempio ne è quella offerta dall’on. Pierantonio Zanettin che, pur se altre volte non ascoltato, non ha mollato, ha preso nota delle richieste, anche nostre, ha continuato a martellare per quelle che ha condiviso il muro dei “niet” e stavolta lo ha incrinato con l’approvazione del suo Odg per gli obbligazionisti “convertiti” a loro insaputa in una notte… agli interessi del sistema.

Da VicenzaPiu.com del 21 giugno 2019

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