Bpvi: insolvenza confermata in appello, nuovi indagati. CorVeneto: ora il round Veneto Banca

30.08.2019

Insolvenza e bancarotta, inchieste e processi. Tornano ad incrociarsi i destini, stavolta giudiziari, di Bpvi e Veneto Banca, in quello che già si annuncia un autunno in crescendo. Dopo la partenza della macchina che dovrà condurre ai rimborsi ai vecchi soci con il Fondo di indennizzo risparmiatori, a segnare la ripresa del fronte giudiziario intorno al crac delle due ex popolari venete è stata invece la Corte d’appello di Venezia, con la sentenza sull’insolvenza della Popolare di Vicenza. Nella sentenza del 9 agosto, di cui si è avuta conferma l’altro ieri, la corte d’appello ha respinto il ricorso presentato dalla difesa dell’ex presidente Gianni Zonin, confermando l’insolvenza dichiarata dal tribunale civile di Vicenza il 9 gennaio, senza passare oltretutto per un’ulteriore perizia tecnica, come chiesto invece proprio dai legali dell’ex presidente.

La decisione conferma quindi lo schema della sentenza di gennaio che in primo grado aveva stabilito che, al momento della liquidazione, Bpvi era insolvente per 3,7 miliardi, secondo quanto stabilito dal perito del tribunale Bruno Inzitari. Conclusioni duramente contestate nel reclamo alla Corte d’appello. Perché il patrimonio netto era di 2 miliardi, perché erano tutte da vedere le svalutazioni dei crediti deteriorati per 2,4 miliardi e perché il contributo dello Stato per 2,4 miliardi a Intesa per farsi carico della «polpa» di Bpvi non possono essere considerati come un valore da togliere dal patrimonio. Senza togliere l’aspetto di come considerare i 900 milioni di tasse differite su cui ha battuto molto anche il perito di parte Paolo Gualtieri. Risultato: l’insolvenza non c’era.

La conclusione dell’appello è stata opposta. E il ragionamento con cui i giudici arrivano a quella conclusione sarà decisivo per capire se ci sarà spazio per la difesa di Zonin per un ricorso in Cassazione. Tra l’altro tenendo ancora in stand by o lasciando invece campo libero all’inchiesta penale per bancarotta fraudolenta a cui stanno già lavorando assiduamente i pm Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi, che conducono l’accusa nel processo già aperto per il crac Bpvi. Erano stati proprio loro a chiedere al tribunale civile la dichiarazione dello stato d’insolvenza.

Vicenda, questa, che s’incrocia con l’analogo procedimento per l’insolvenza di Veneto Banca, sempre pendente in Corte d’appello. S’incrocia, perché non sfugge che la sentenza per Popolare di Vicenza arriva dopo che il 10 luglio il perito del tribunale, Lorenzo Caprio, aveva depositato la perizia, chiesta dall’ex amministratore delegato Vincenzo Consoli, per rifare i conti che avevano portato alla sentenza di primo grado a Treviso. Perché secondo i calcoli di parte, al momento della liquidazione, tra gli 1,7 miliardi di patrimonio netto e 4 di crediti deteriorati, ce n’era a sufficienza per pagare i creditori.

Ma anche per Veneto Banca la perizia non ribalta le conclusioni di primo grado. Caprio delinea nel suo studio quattro scenari. Ma in tutti e quattro scatta l’insolvenza, perché il perito calcola come un valore da sottrarre al patrimonio l’aiuto prestato dallo Stato a Intesa per farsi carico della parte buona. Decisiva a questo punto sarà l’udienza in calendario il 26 settembre, dove si vedrà se i giudici andranno verso la sentenza.

Intanto, il processo Bpvi torna in aula dopo la pausa estiva il 13 settembre, non più nell’aula bunker di Mestre ma in tribunale a Vicenza, in pianta stabile, nell’aula allestita ah hoc in agosto. A tener banco sarà probabilmente ancora la questione delle «baciate», visti i testimoni chiamati. Tra loro, Anna Papacchini, già a capo degli affari legali. Il giorno dopo toccherà agli ultimi testimoni da risentire dopo il cambio del collegio dovuto all’astensione del presidente Lorenzo Miazzi. Nelle udienze successive toccherà agli ispettori di Banca d’Italia e Consob. E il 12 settembre spetterà invece al gip Roberto Venditti decidere sull’ex direttore generale Samuele Sorato la cui posizione è stata separata per cause di salute.

Da Il Corriere del Veneto

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