FIR, saltata data partenza 26 luglio! Ce ne parla l’on. Pierantonio Zanettin: da superare perplessità Corte dei Conti

27.07.2019

Dopo la firma da parte del ministro Tria del decreto del Mef che il 4 luglio nominava i nove membri della commissione tecnica (in fondo* nomi e informazioni relative, qui il decreto di cui MDE dette subito notizia il 5 luglio)  chiamata a gestire le domande per accedere al FIR Fondo Indennizzo Risparmiatori, si doveva aprire il 26 luglio la finestra di sei mesi per gli oltre duecentomila risparmiatori che hanno diritto a chiedere il rimborso a carico del Fondo Indennizzo Risparmiatori da 1,5 miliardi istituito dall’ultima legge di bilancio.
Ma la data di ieri è passata senza che nulla sia avvenuto pure se era scritta nelle bozze del terzo provvedimento attuativo necessario a far partire la macchina dei rimborsi ma che ancora non ha visto la luce nonostante le mille, disattese, promesse..

Ne ha parlato VicenzaPiu.com con l’onorevole vicentino Pierantonio Zanettin (Forza Italia) per cui riprendiamo alcuni passaggi dell’articolo.

On. Zanettin, che novità ci sono sul fronte  del FIR?

Dopo l’approvazione il 28 giugno scorso del “decreto crescita”, che  ha corretto la legge di Bilancio, mancano  i necessari decreti attuativi. Molti risparmiatori mi hanno contattato questi giorni per capire come presentare domanda per l’indennizzo,  ma ho dovuto rispondere che bisogna ancora aspettare. Allo stato il Governo non ha fornito  alcun elemento per conoscere i tempi di effettiva erogazione degli indennizzi.

Eppure la Commissione tecnica che dovrà esaminare le domande di Indennizzo sembrava fosse stata costituita il 4 luglio scorso
La bozza bollinata e datata 4 luglio scorso del decreto del  ministro Tria di nomina dei componenti della commissione non risulta pubblicata in Gazzetta Ufficiale e quindi non ha ancora efficacia giuridica. Non è stato fissato neppure il termine di 180 giorni per la presentazione delle domande previsto dall’art 10 del decreto attuativo del FIR, pubblicato nella G.U. l’11 giugno scorso.

Come si spiega questo ritardo?

Non lo spiego, sopratutto se ricordo gli impegni assunti a Vicenza il 9 febbraio dai vice premier Di Maio e Salvini, che garantivano indennizzi già nel corso di quest’anno. Qualche vocina proveniente dal MEF sostiene pero’ che problemi sarebbero sorti dalla recente relazione della Corte dei Conti sul “Fondo rapporti dormienti” che solleva perplessità sulle liceità delle coperture del FIR e spero proprio non sia così perché altrimenti saremmo punto a capo.

Riportando qui la suddetta relazione scaricabile, Il Sole 24 Ore Radiocor Plus già il 27 giugno scorso titolava, infatti, “Corte Conti: conti dormienti non sono riserve, possono essere reclamati. Doppio danno a risparmiatori frodati se usati per indennizzi

Le entrate del Fondo – scrive la Corte – non costituiscono vere e proprie riserve pubbliche perché possono essere reclamate dagli aventi diritto (titolari o successori mortis causa) entro il termine di prescrizione ordinaria decennale attraverso una procedura di accertamento essenzialmente priva di profili discrezionali“.

La Corte dei conti, intervenendo anche sulla finalità di indennizzare i risparmiatori vittime di frodi finanziarie tramite le risorse dei conti dormienti, rileva, quindi, che si reca un “doppio danno” alle vittime “sia in termini di frode subita che di aleatorietà nel risarcimento e a tal proposito è auspicabile un intervento normativo chiarificatore“.

È da considerarsi peraltro – aggiunge la Corte – che successivi interventi legislativi hanno destinato cospicua parte di tali proventi ad altre finalità come la social card, la ricerca scientifica, Alitalia, il fondo di ristoro finanziario, Fir” per cui “sui rapporti potenzialmente dormienti è necessario dare vita, anche attraverso l’utilizzo dell’anagrafe tributaria, a una serie di action plan per rafforzare le attività di riscontro dei decessi e l’identificazione e ricerca dei beneficiari al fine di escludere l’ipotesi di dormienza”.

Ma anche la commissione tecnica chiamata a gestire le domande per accedere al Fondo Indennizzo Risparmiatori è chiamata in causa visto che la Corte dichiara che “l’ingente
costo, sostenuto per il personale dalla concessionaria Consap, non è giustificato in relazione sia al numero delle unità annualmente assegnate, sia alla relativa percentuale lavorativa, anche attesa la mancanza di una peculiare caratteristica tecnica. Gli obblighi di indennizzo previsti dalla normativa più recente” a tutela dei risparmiatori “impongono un notevole impegno dell’amministrazione finanziaria nel darvi compiuta attuazione, al fine di non
reiterare le criticità rilevate nella gestione del Fondo istituito nel 2006‘.

Insomma l’unica cosa certa ad oggi è che i risparmiatori titolari di azioni e bond azzerati  sono in balia di promesse mai mantenute per ridurre i danni subiti fin dal dicembre 2017 quando fu approvata la prima legge per i ristori, la 205.

Questo, non lo si può non dire, è inaudito tanto più che a devastare le vite, non solo economiche, di quei risparmiatori non c’è stata solo la mala gestione di alcune banche ma anche l’oscurità di certe operazioni del sistema Paese, a iniziare da Bankitalia (vedi l’odierno articolo di VicenzaPiu.com “Barbagallo bifronte: il 19 febbraio ’14 incontrò Zonin e Trinca in Bankitalia per “Veneto Banca in BPVi subito!”, in audizione negò l’indicazione“).

Ora quel sistema non è capace (non vuole?) neanche dare uno zuccherino quando, invece, ai 200.000 e passa gabbati spetterebbe tutto e subito.

Come dissero prima in campagna elettorale e poi dalle stanze del governo i gialloverdi, ora incapaci di tradurre in fatti le parole.

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