Le tempistiche non vengono rispettate, il cittadino ha diritto al risarcimento.
LA SITUAZIONE ATTUALE:
Il problema delle attese eccessive per effettuare visite e analisi specialistiche persiste, anzi è peggiorato, a causa anche delle conseguenze della pandemia Covid.
Una situazione di criticità che spinge una fetta sempre più larga di cittadini a rivolgersi alla sanità privata, pagando di tasca propria; la conferma arriva dai numeri forniti dalla Ragioneria generale dello Stato, secondo cui la spesa sostenuta dai cittadini per prestazioni sanitarie private è passata dai 28,13 miliardi di euro del 2016 ai 37,16 miliardi del 2021, con una crescita del +32%!
E chi non può permettersi di eseguire visite e interventi presso strutture private è costretto ad attendere i tempi infiniti della sanità pubblica, rischiando di veder peggiorare le proprie condizioni con ripercussioni anche gravi sul fronte della salute.
ALCUNI DATI:
In base agli ultimi dati Eurispes, nel 2022 un terzo dei cittadini (33%) ha dichiarato di aver rinunciato a prestazioni e/o interventi sanitari per indisponibilità delle strutture sanitarie e liste di attesa troppo lunghe.
Nemmeno l’introduzione nel 2019 del Piano nazionale di Governo delle liste di attesa (PNGLA) ha saputo risolvere quella che è a tutti gli effetti una emergenza.
Tale piano vincolava le Regioni a garantire ai pazienti un tempo massimo di attesa di 72 ore per le prestazioni urgenti, di 10 giorni per le prestazioni in classe di priorità B (breve) e di 30 giorni per le visite e 60 giorni per gli accertamenti diagnostici per le prestazioni in classe D (differibile) e 120 per le visite programmabili (classe P).
Secondo alcuni dati, ci si può imbattere in un’attesa di 118 giorni in classe di Urgenza (72 ore) e 403 giorni in classe D (60 giorni) per un elettrocardiogramma. Servono mesi e mesi, 400, 600 e più, quindi anni, per molte visite specialistiche come quella cardiologica, endocrinologica, oculistica. Si arriva anche a 482 giorni per una mammografia bilaterale programmabile (che dovrebbe richiedere 120 giorni).
LEGGE 124 DEL 1998:
Non molti sanno però che esiste una legge, in particolare l’articolo 3 Legge 124 del 1998, per la quale è possibile richiedere il risarcimento della prestazione sanitaria eseguita in libera professione a causa del mancato rispetto della classe di priorità assegnata nella ricetta medica fornita dal medico curante. Il risarcimento copre l’intero importo pagato al netto del ticket medico sanitario.
Gli assistiti al SSN, parenti o affini, oppure organismi di volontariato o di tutela dei diritti dei cittadini possono presentare reclamo alla sanità locale avendo i dati della ricetta medica fornita dal medico curante.
Il Movimento Diritti Europei si occuperà di raccogliere la documentazione necessaria, presentare reclamo per conto dell’assistito e curare tutta la procedura.
DOCUMENTAZIONE NECESSARIA:
Per poter fare reclamo presso la ULSS di riferimento è necessario trasmetterci la seguente documentazione:
- Ricetta del medico di base, indicante la classe di priorità della prestazione richiesta.
- Originale della fattura per le prestazioni sanitarie rese in libera professione.
- Copia fronte e retro del documento di identità e della tessera sanitaria.
- Indicare ULSS di Assistenza.
Se nella ricetta non è indicata la classe di priorità questa è automaticamente collocata in classe P. E’ importante ricordare che le ricette per visite specialistiche non hanno scadenza, ma i tempi indicati nella classe di priorità devono essere garantiti esclusivamente per le prime visite o le prime prestazioni, non per i controlli o gli approfondimenti successivi.
Contatta il Movimento Diritti Europei, compila il form sottostante:
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